Codice

0016

Sito

Civita Giuliana

Date

17.10.2018

Regione

Pompei

Città

Napoli

Stato

Italia

Profondità

10 mt

Coordinate

40° 45' 34.32" N 14° 29' 1.14" E

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Piccolo, basso, un ragazzino deforme, incappucciato da un saio e con le fibbie argentate sulle scarpe: è il munaciello, uno spiritello che si manifesta in modi diversi, lasciando monete nelle abitazioni quando esprime simpatia, così per gli scherzi che si tramutano in numeri da giocare al Lotto; mentre occulta e rompe oggetti o soffia nelle orecchie di chi dorme come manifestazione di dispetto. In Leggende napoletane (1881), Matilde Serao afferma che il “munaciello” sarebbe un personaggio realmente esistito. Era il 1445, durante la dominazione aragonese. Due innamorati erano costretti ad amarsi di nascosto a causa della differenza di ceto sociale: lei, Caterinella Frezza, figlia di un ricco mercante, e lui Stefano Mariconda, un umile garzone. Caterinella aspettava ogni notte il suo amato, ma quella sera Stefano non sarebbe mai arrivato. Durante il tragitto l’uomo fu aggredito e perse la vita. Il dolore per la donna fu tanto grave che decise di chiudersi in un convento dove, nove mesi dopo, diede alla luce un bambino piccolo e malaticcio, che rimase tale, crescendo tra le offese della gente. La madre pregava ogni notte per il bene di suo figlio e lo faceva uscire di casa con un saio per auguragli buona sorte. Il piccolo monaco camminava così per le strade di Napoli e alla morte della madre non se ne seppe più nulla. Questa è una delle tante storie che circolano sulle origini del munaciello, spirito che, alle falde del Vesuvio, abita soprattutto le chiese sconsacrate e le piccole canoniche di campagna. Tra queste vi è la chiesa della Madonna dell’Arco a Pompei, temuta per anni perché ritenuta infestata dallo spirito. Fondata da Nicola De Rinaldo, come ricorda l’epigrafe marmorea, fu oggetto di voci su presenze “malefiche” all’interno della chiesetta proprio a causa della passione per lo spiritismo di questo vecchio nobile. L’edificio è tra i primi insediamenti religiosi della città, custode della sua memoria storica ed archeologica, anteriore alla sua stessa fondazione perché proprio qui furono fatte le prime scoperte della città antica. Dopo l’eruzione del 79 d.C. il toponimo Pompei aveva perduto la sua identificazione con un preciso punto geografico, mentre il luogo dove era seppellita l’antica città, a partire dal Medioevo, aveva assunto il nome di Civita Giuliana, dove sorge la chiesa, che alla fine nessuno più riconosceva come segno della presenza della città sepolta. Religione pagana e cristianesimo, spiritismo e leggende sopravvivono intrecciati nella moderna Pompei.


Il sondaggio 0016 è ubicato nel territorio comunale di Pompei, in località Civita Giuliana. A differenza dei sondaggi realizzati nell’area degli scavi archeologici, dove la successione stratigrafica post-79 d.C. è stata asportata per riportare alla luce i livelli di frequentazione di epoca romana, il sondaggio 0016 intercetta tutta la sequenza dei prodotti dell’eruzione vesuviana del 79 d.C. e i prodotti di un’eruzione più recente non ben identificabile.

Le piroclastiti vesuviane del 79 d.C. si intercettano fino a 4.60 m dal piano campagna, per uno spessore complessivo di 3.67 m. 

La sequenza prosegue verso il basso con l’intercalazione di prodotti eruttivi e livelli rimaneggiati e umificati corrispondenti alle fasi di quiete intercorse tra i vari eventi. In particolare, si riconoscono i prodotti delle eruzioni vesuviane protostoriche tra 4.50 e 6.65 m dal piano campagna e quelli dell’eruzione delle Pomici di Mercato tra 7.40 e 8.60 m dal piano campagna.

A 9.30 m, fino al termine della perforazione (10 m dal piano campagna), si intercettano i prodotti di alterazione del substrato lavico corrispondente all’orlo del relitto calderico del vulcano della Civita.

Dal sondaggio non sono emerse tracce di frequentazione dell’area, tuttavia il 1907 e il 1908, nella zona immediatamente a nord-ovest di quella in esame, erano stati condotti scavi ad opera del Marchese Giovanni Imperiali, i cui resoconti sono stati pubblicati nel 1994 con una monografia della Soprintendenza. Il vecchio scavo aveva portato alla luce 15 ambienti riferibili a due settori della villa, uno residenziale e l’altro produttivo. Il settore residenziale si articolava intorno ad un peristilio a pianta rettangolare, delimitato sui lati Nord ed Est da un porticato sorretto da colonne in muratura, mentre il lato occidentale, sfruttando presumibilmente un salto di quota naturale, era delimitato da un lungo criptoportico coperto da una terrazza su cui si apriva il peristilio con l’affaccio sul terreno antistante. Sul lato orientale del peristilio furono messi in luce cinque ambienti (gli unici di cui è stato possibile ubicare esattamente le strutture grazie alla documentazione fotografica dello scavo), decorati con pitture di III e IV stile e che restituirono una varietà tipologica di oggetti riferibile alla vita quotidiana, all’ornamento personale, al culto domestico. Del settore produttivo, posto probabilmente sul lato nord-orientale dell’edificio, non si hanno informazioni tali da poterlo ubicare con certezza, ma sicuramente era costituito da un torcularium, da una cella vinaria e da altri ambienti adibiti allo stoccaggio delle derrate prodotte nel fondo agricolo che circondava l’edificio; incerta anche la posizione di un lararium dipinto posto all’angolo sud orientale del cortile.

Negli anni successivi altri rinvenimenti casuali hanno rilevato ulteriori resti di strutture.